giovedì 13 dicembre 2007

MAURIZIO PALLANTE: La decrescita felice

Oggi vi voglio presentare il punto di vista qualificato di uno specialista del settore:

MAURIZIO PALLANTE (Roma, 1947), laureato in lettere, consulente del Ministero dell'Ambiente per l'efficienza energetica, principalmente attivo come saggista.
Fondatore con Mario Palazzetti, Tullio Regge nel 1988 del Comitato per l’uso razionale dell’energia (CURE). Svolge attività di ricerca e di pubblicazione saggistica nel campo del risparmio energetico e delle tecnologie ambientali.



LA DECRESCITA FELICE

Generalmente si crede che la crescita economica consista nella crescita dei beni materiali e immateriali che un sistema economico e produttivo mette a disposizione di una popolazione nel corso di un anno.

In realtà l'indicatore che si utilizza per misurarla, il prodotto interno lordo, si limita a calcolare,e non potrebbe fare diversamente, il valore monetario delle merci, cioè dei prodotti e dei servizi scambiati con denaro.
Il concetto di bene e il concetto di merce non sono equivalenti. Non tutti i beni sono merci e non tutte le merci sono beni.

Il libro di Maurizio Pallante "La Decresita Felice" edito nel 2005 da Editori Riuniti, ha un sottotitolo quanto mai esplicativo: La qualità della vita non dipende dal PIL.
Consiglio a tutti l'acquisto di questo interessante, breve ed illuminante volume, capace davvero di far conoscere un altro mondo. E magari capace di farvi cambiare il vostro.


L'INGANNO DI UN'ECONOMIA CHE SPACCIA LA QUANTITA' PER QUALITA'

E' il titolo della conferenza di Maurizio Pallante svoltasi il 10 aprile 2007 ad Avenza Carrara (MS).
Ve la segnalo qui di seguito e vi consiglio di guardarla ma soprattutto di ascoltarla con molta attenzione .. c'è molto da imparare!

Buona visione.

giovedì 29 novembre 2007

giovedì 22 novembre 2007



"COME TU MI VUOI"

Due studenti di Scienze della comunicazione, Giada e Riccardo, nonostante origini, idee e stili di vita estremamente diversi, iniziano a frequentarsi e in breve tempo si innamorano l'uno dell'altra. Tutto sembra andare per il meglio, finché Giada si rende conto che Riccardo la tiene lontana dal suo 'vero' mondo fatto di apparenza e ricchezza.La ragazza decide di smettere i suoi panni da umile provincialotta e con l'aiuto di un'amica si trasforma in una donna fatale e raffinata, ma ancora una volta rimane delusa dal suo compagno...
ORA TU... COME TI VUOI...?????


CACCIA ALLE BALENE

TOKYO - Una flotta di baleniere giapponesi è partita per una spedizione che, secondo gli attivisti di Greenpeace, avrebbe come obiettivo la caccia a una particolare specie di balene, quelle con la gobba, prediletta dai «whales-watchers». La Nisshin Maru, baleniera da 8.000 tonnellate già protagonista prima di una collisione con un'imbarcazione di Greenpeace, e poi di un'avaria vicino alle coste dell'Antartico, ha lasciato il porto di Shimonoseki alla volta dell'Antartide intorno a mezzogiorno ora locale, e altre sarebbero pronte a seguirla in tempi brevi.
L'ACCUSA: «FALSI I FINI SCIENTIFICI» - Il Giappone, che reputa la caccia alle balene una tradizione radicata, ha ufficialmente abbandonato la caccia a fini commerciali in accordo con la moratoria internazionale del 1986, ma ha iniziato l'anno successivo missioni di caccia giustificate con «ricerche scientifiche».

LA MISSIONE DI GREENPEACE - Greenpeace ha annunciato che la propria flotta sarà nei prossimi giorni ai confini delle acque territoriali giapponesi per intercettare le baleniere e chiedere alla spedizione di fare marcia indietro. Se ciò non bastasse, sarebbe pronta a seguire la flotta nelle acque antartiche per contrastare la caccia. Secondo l'associazione «è chiaro che si tratta di caccia alle balene a fini commerciali mascherata e che il governo giapponese sta per riaprire questa attività»

TESTO TRADOTTO : GOO GOO DOLLS - IRIS

GOO GOO DOLLS - IRIS

E ho rinunciato per sempre a toccarti perchè so che tu mi senti in qualche modo tu sei più vicina al paradiso di quel che io sia mai stato e non voglio andare a casa ora e tutto quello che posso assaporare è questo momento e tutto ciò che posso respirare è la tua vita perchè presto o tardi è finita e io non voglio perderti questa notte

e io non voglio che il mondo mi veda perchè non penso che la gente capirebbe quando tutto è stato fatto per essere distrutto io voglio solo che tu sappia chi sono

e tu non puoi combattere le lacrime che non stanno per arrivare o il momento della verità nelle tue bugie quando tutto sembra come nei film si tu sanguini solo per capire che ancora sei vivo

e io non voglio che il mondo mi veda perchè non penso che la gente capirebbe quando tutto è stato fatto per essere distrutto io voglio solo che tu sappia chi sono (x3)

io voglio solo che tu sappia chi sono

io voglio solo che tu sappia chi sono

io voglio solo che tu sappia chi sono

Arancia Meccanica

Anthony Burgess ogni notte mi racconta di Alex e dei suoi drughi. Ogni notte mi racconta delle loro avventure, della droga, dell’alcool, delle puttane, dei soldi, del sangue. Ogni notte mi racconta di questa sua società di merda dove il povero migno martino Alex è costretto a campare in modo miserando, seguendo un'unica filosofia di vita: Mangia per non essere mangiato. Ogni notte mi racconta di quando Alex era piccolo e il mondo era ancora in pace e Alex era felice. Ogni notte mi racconta di Alex da adolescente, da ragazzo, e lo vedo la, in un angolo buio, di una periferia buia, in una notte buia a piangere mentre tossisce e sanguina, mentre la siringa è ancora nel braccio e il silenzioso sibilo della fine è più vicino e Beethoven da il meglio di se.
Poi una notte tutto cambia. Capisco che ALex vuole parlarmi, vuole farmi capire. Lui sa che io la vivo come lui. Lui sa che mi scontro con questa vita tutti i giorni, e che tutti i giorni combatto, e non mi fermo. Così Alex , che sta piangendo, lo fa spesso ormai e ha solo diciotto anni, mi parla della sua vita . Forse stava diventando troppo vecchio per quel tipo di seigiorni che stava facendo. Ormai aveva diciotto anni compiuti. A diciotto anni non si è più tanto giovani. A diciotto anni Wolfgang Amadeus aveva già scritto concerti e sinfonie e opere e oratori e tutta quella sguana,no, non sguana, musica celestiale. E poi c’era il vecchio Felix M. con la sua Overture a Sogno di una notte di mezza estate, e poi tutti gli altri. Parlava confuso il giovane ragazzo triste Alex e non sapeva forse, forse non sapeva niente della felicità che aveva captato solo qualche volta attraverso le note di Beethoven e Wolfgang Amadeus. Ma poi ho capito. Si, si, si proprio così. La giovinezza deve andarsene, oh si. Ma la giovinezza è un po come essere un animale. No, non proprio come un animale ma come uno di quei migni giocattoli che vendono per le strade, tipo dei piccoli martini fatti di latta e con una molla dentro e una chiavetta fuori e tu lo carichi trrrr trrr trrrr e quello pistona via, tipo camminando, o fratelli miei. Ma cammina in linea retta e va a sbattere contro le cose, sbam, e non può farne a meno. Essere giovani è come essere una di queste migne macchinette.
Ogni notte ci penso a quello che il vecchio Alex mi ha detto quella volta piangendo e ogni notte capisco questo: Non siamo vivi per caso, non cresciamo per caso. Quella forza che non crediamo di avere dentro per andare avanti c’è. Ma non basta. Serve anche la forza degli altri, la loro linfa, la loro speranza. E ognuno prende dall’altro ciò di cui ha bisogno. Sicurezza, determinazione, calma, serenità. E tutto questo, tutto questo confuso scambio di sensazioni, emozioni e speranze non è qualcosa di negativo perché nessun uomo può sopravvivere da solo con le sue forze, perché non bastano. Questa forza, proprio quella che al giovane Alex mancava che cercava disperatamente nelle droghe e nelle puttane è l’amore. E adesso, in questo momento preciso mi rendo conto che tutti ne abbiamo dannatamente bisogno, ma che allo stesso tempo siamo cosi fottutamente stupidi da non accorgerci che è li, a un soffio da noi. E questa forza, la più forte che c’è è nelle altre persone, non in noi ,e quindi per poterla sentire dobbiamo essere uniti e non divisi, dobbiamo volerlo veramente, se no questo mondo di merda va a rotoli.

Violenza negli stadi

Avevamo il campionato più bello del mondo, dicevano, e forse c'è chi lo dice ancora. Ora abbiamo il campionato più razzista, e c'è chi lavora alacremente per farlo diventare anche il campionato più violento. Vedrete, prima o poi ci riusciranno, perchè alla folle corsa verso l'abbrutimento stanno partecipando tutti, giocatori e presidenti, tifosi e signori del Palazzo. Ognuno porta il suo piccolo pezzo di sterco: prima o poi ci ritroveremo tutti sommersi. E non è vero che a dar prova di saldi principi razzisti, di cori e atteggiamenti rissaioli, di invocazioni a picchiare a più non posso e di esercitazioni in rima baciata dove un insulto non si fa mai mancare a nessuno sia sempre il solito gruppetto di facinorosi «che certo non ha niente a che vedere con i tifosi veri», come si ostinano a mentire tutti i presidenti delle nostre beneamate. Non è vero. Sono la maggior parte, sono Curve intere, sono autentiche legioni, ovunque, su tutti i campi d'Italia. Sono quelli che allo stadio dettano legge, impongono cori e parole d'ordine, compattano e guidano, comandano. Sono gruppi preparati a questo unico scopo. E hanno i loro simboli il loro linguaggio, i loro segni di riconoscimento. Sono gruppi da guerriglia sportiva: basta innescarli, prima o poi faranno il botto. E hanno i loro capi, riveriti e corteggiati, che tutti conoscono e tutti foraggiano. Biglietti gratis, facilitazioni nelle trasferte, persino passaggi aerei. Alzi la mano quel presidente che abbia davvero tagliato i cordoni con simili personaggi. Saremo lieti di stringergliela e di salutarlo come il salvatore della patria calcistica.Ma quanti sono i coraggiosi? Quanti sono disposti a mettere davanti a tutto i valori di una convivenza civile tra uomini di razze diverse? E quanti i presidenti pronti a compiere un gesto di rottura totale e definitiva con il luridume razzista che si manifesta a ogni partita? Ci sono? Si facciano sentire. Stabiliscano di giocare a porte chiuse, che tanto non sono più gli incassi dello stadio a determinare i loro bilanci. Condannino apertamente giocatori e allenatori che si fanno beccare in flagranza di razzismo. Anzi, stabiliscano regole certe e le inseriscano nei contratti: il primo che sbaglia trova le valigie pronte nello spogliatoio. Partenza immediata, e senza ritorno. Ma non ci sono. E allora tenetevelo stretto questo campionato di padri di famiglia con il pargolo al seguito che si trasformano in energumeni da stadio, di giocatori che danno dello «zingaro» o del «negro di merda» ai loro colleghi, di trucidoni senza rispetto nemmeno per se stessi, di simboli sensa senso, estirpati dalla storia più atroce degli uomini (le rune, le svastiche...) e usati come fossero gadget dalle masse giovanili senza cultura alcuna. Tenetevelo stretto, ma non veniteci a dire che l'Italia non è un paese razzista. Se lo fosse davvero, non saremmo a questo punto, non avremmo il campionato di calcio più razzista e stupido del mondo. E non vedremmo quegli slogan inneggianti all'odio straripare dalle tribune degli stadi per riversarsi nella nostra vita di tutti i giorni, trasformarsi in modi di dire, pensare ed atteggiarsi. Non li sentiremmo sulla bocca dei ragazzi... Di loro ci preoccupiamo. Ma sappiamo che la stupidità è un virus contagioso, e l'esecrazione non basta, non è la medicina che possa curarlo. Occorrerebbe una svolta, dove tutti gli attuali portatori di sterco rinsavissero e tutti insieme si mettessero a remare in senso contrario, giocatori e presidenti, tifosi buoni e signori del Palazzo. Che possa accadere oggi sta solo nel mondo dei sogni. Però da qualche parte bisogna cominciare. Forse dalle mamme, alle quali, sentitamente, rivolgiamo un appello: proibite ai vostri figli di andare allo stadio.

SANDRI UN MORTO PER IL CALCIO


DOBBIAMO SALVARE IL CALCIO DALLO SBANDO TOTALE!!!!!!!!


Annozero: «Gabriele Sandri aveva pietre in tascaI laziali hanno aggredito gli juventini»L'accusa per il poliziotto è omicidio volontarioL'indagato si difende: «Non ho preso la mira»

AREZZO (15 novembre) - È accusato di omicidio volontario l'agente di polizia Luigi Spaccarotella, indagato per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, avvenuta domenica mattina sull' A1 vicino ad Arezzo. Lo ha detto l'avvocato Francesco Molino, difensore dell'agente.

Agguato agli juventini. Gli investigatori e il magistrato inquirente intanto hanno fatto luce sulle fasi che portarono domenica scorsa all'uccisione del giovane tifoso laziale. Sono stati ricostruiti dalle indagini i momenti di quello che viene considerato dagli inquirenti come un vero e proprio agguato teso dal gruppo di tifosi laziali agli juventini, in transito sullo stesso tratto autostradale. Gli sviluppi sarebbero stati resi possibili grazie alle numerose testimonianze rese non solo dai protagonisti, ma anche dai presenti poco dopo le 9 del mattino di domenica alla stazione di servizio di Badia al Pino.Almeno otto tifosi laziali con il volto coperto avrebbero atteso l'arrivo della Mercedes alla stazione di Badia al Pino e con cinghie, biglie e ombrelli si sarebbero scagliati contro gli juventini (sul luogo la polizia scientifica ha trovato anche due coltelli a serramanico).

Sandri aveva sassi nelle tasche Nelle tasche del tifoso laziale ucciso, al momento dell'ispezione del corpo prima dell'autopsia, sono state trovate delle pietre. Lo ha affermato Sandro Ruotolo, fornendo questo inedito elemento a sostegno della ricostruzione che ha fatto durante la trasmissione "Annozero" di quel che è accaduto domenica mattina sulla piazzola dell'A1. Più che una rissa, un agguato, fatto da Sandri ed i suoi quattro compagni e da altri cinque tifosi laziali che viaggiavano su una Clio (tra loro anche una donna). I nove, sempre secondo la ricostruzione data da Annozero, viaggiavano insieme e nello stesso momento hanno parcheggiato su quella piazzola, distante dal bar davanti al quale si era fermata la Mercedes con cinque tifosi juventini, probabilmente già individuati lungo la strada per giubbotti ed altri segni distintivi della loro squadra del cuore. I nove laziali, i volti coperti da sciarpe e cappucci, avrebbero atteso fuori dal bar gli juventini e quando tre di loro sono usciti li avrebbero aggrediti. La pattuglia della stradale -sempre secondo questa ricostruzione- era sulla piazzola dal lato opposto dell'autostrada e stava verbalizzando alcuni esponenti di un centro sociale. Sentendo le grida gli agenti hanno acceso la sirena della loro auto. I tre juventini sarebbero risaliti in macchina mentre gli aggressori continuavano a tempestare l'auto con sassi, colpi di ombrello... Gli altri due juventini sarebbero usciti dal bar e saliti in auto e la Mercedes si sarebbe allontanata. Subito dopo sarebbe ripartita la Clio con i alcuni tifosi laziali. Infine sarebbero risaliti in auto anche Sandri ed i suoi compagni. Nel frattempo -sempre secondo quanto ricostruito da Annozero - l'agente avrebbe sparato il primo colpo (in aria o forse a terra, è stato detto) e quindi il secondo che ha raggiunto ed ucciso Sandri. Ruotolo ha ricordato che sul luogo sono stati recuperati coltelli, ombrelli spaccati, sassi e biglie. Nelle tasche di Gabriele, ormai morto, due sassi.


Il procuratore: i coltelli erano degli amici di Sandri. «I coltelli, gli ombrelli e il mezzo ombrello rotto» trovati nell'area di servizio dove domenica scorsa è morto Gabriele «erano degli occupanti della macchina della vittima». Lo ha spiegato il procuratore capo di Arezzo, Ennio Di Cicco in una conferenza stampa con i giornalisti in cui ha fornito alcuni elementi dell'indagine. Di Cicco ha spiegato che i quattro tifosi laziali che domenica erano assieme a Sandri sono accusati di porto d'oggetti atti a offendere «ed eventualmente lesioni, ma questo lo devo ancora verificare». Di Cicco ha poi spiegato che nell'area di servizio c'erano tre auto e due gruppi di tifosi, uno laziale e l'altro juventino. A chi gli chiedeva se durante la zuffa le vittime siano stati gli juventini, il procuratore ha risposto: «sembrerebbe».Di Cicco ha quindi spiegato che i tifosi della Juventus - che sono stati o che saranno identificati - erano arrivati a bordo di una Clio e di una Mercedes, mentre i tifosi della Lazio si trovavano sulla Megane. «Hanno colluttato fra di loro - ha spiegato il procuratore - questo è un dato di fatto». Quindi, rispondendo ai giornalisti, ha detto di non sapere se Gabriele abbia «partecipato alla zuffa. E anche in quel caso, che importanza avrebbe?». Di Cicco ha quindi spiegato che quello relativo alla zuffa è un filone di indagine «che potrebbe essere stralciato. Sono episodi collaterali: una cosa è l'omicidio, una cosa sono le colluttazioni fra i tifosi».


«Ha sparato ad altezza d'uomo, atto imperdonabile». «Le esigenze di custodia cautelare non sussistono. Dove sta il pericolo di reiterazione e il pericolo di fuga?». Con queste parole il procuratore capo di Arezzo ha poi escluso la possibilità dell'arresto Spaccarotella. Il poliziotto «ha sparato un colpo ad altezza d'uomo, questo è un dato di fatto - ha sottolineato Di Cicco -. Non so il motivo, ma è un atto imperdonabile: a meno che non sei minacciato, che non ti puntino la pistola addosso, non lo puoi fare».Commentando la testimonianza resa dall'agente indagato, Di Cicco ha confermato che Spaccarotella «ha dichiarato che è inciampato, ma non mi sembra che sia inciampato. Ha fatto qualcosa più grande di lui». Di Cicco ha poi detto che «per avere la perizia balistica serviranno 50-60 giorni».


L'agente: fatto accidentale. «È stato un fatto del tutto accidentale, l'agente nega di aver sparato direttamente, cioè mirando alla persona», ha dichiarato Molino riferendosi al colpo di pistola con cui l'agente in una stazione di servizio dell'autostrada vicino a Arezzo ha ucciso Gabriele. «Questo è quello che ho sentito dire da lui direttamente - ha aggiunto Molino - dei particolari non sono ancora a conoscenza». «Ci difenderemo a denti stretti, c'è qualcosa che non torna», ha continuato Molino che insieme a Giampiero Renzo difende l'agente della Polstrada. Ai giornalisti che gli chiedevano la versione dell'agente, l'avvocato Renzo spiega che Spaccarotella «ha rilasciato una testimonianza precisa sull'andamento dei fatti con una sola versione che non è mai stata cambiata». E cioè che il colpo è partito in maniera «accidentale», e che il poliziotto non ha «mai mirato alla persona». Comunque, sottolineano i due avvocati, «sarà un lavoro lungo e complesso», e «il dottor Ledda, titolare dell'inchiesta, dà grandi garanzie».«Noi siamo convinti dell'innocenza, almeno rispetto all'accusa più grave, del nostro assistito», sottolineato l'avvocato Renzo. Parlando con i giornalisti, il legale ha spiegato di avere elementi per dimostrare che non si tratta di omicidio volontario: «Lavoreremo per far emergere la verità, giustizia sarà fatta per tutti». Quindi commentando le indagini, il legale ha detto che si tratterà di «un'attività lunga e complessa con risvolti anche importanti».


Nuovi testimoni. Mercoledì, nel giorno dei funerali di Gabriele, gli investigatori avevano trovato la Mercedes che domenica era nell'area di servizio dove è stato ucciso il tifoso laziale. Uno degli occupanti si sarebbe presentato spontaneamente ed è stato ascoltato in Procura ad Arezzo. Ascoltati anche tre occupanti di una Clio che hanno assistito all'accaduto.



FORZA MAGGGGICA





Il locale stoRIco della TENDENZA..Il locale delLA collina,dove tuTto asSUme uNa dimensIONe diversa. Si abbATtono le baRRIere sociali,si elimINano le differenze,si entra in un moNDO dove,per qualche ora,la vita assUMe una sfumaTUra diversa e i sogni possONO essere LA REALTA'. La MUSICA e' l'unico denoMINatore comune! ALTER EGO non esistono limiti se si vola con la mENte!




SiMo

Risse nello sport

reqviem


I Reqviem si formano nel 2000 dall'incontro del tastierista Leonardo e del batterista Gianmaria sotto il nome di Take Away. Dopo innumerevoli cambi di bassisti e chitarristi arrivano a trovare nel 2003 il loro bassista ideale(Oscar), prelevandolo dagli Rh Negativo, e decidono anche di cambiare il nome del gruppo in Audience. Il trio formatosi è molto affiatato, ma resta comunque il problema di trovare il chitarrista. Dopo qualche tentativo fallito, i tre si rendono conto che trovare un quarto elemento compatibile con il carattere degli altri, è un'impresa pressochè impossibile, quindi decidono di restare in tre e cambiare i ruoli. Ed è qui che il trio,verso la metà del 2003, assume definitivamente il monicker Reqviem, e i ruoli diventano:Giammaria(il batterista) diventa chitarrista/cantante/tastierista, Leonardo(il tastierista) diventa batterista/cantante, mentre il neo arrivato Oscar resta al basso con qulache saltuario passaggio alle tastiere.Col passare del tempo il trio comincia a farsi le ossa con qualche pezzo proprio e con cover dei Muse, Nirvana e soprattutto Black Sabbath. Un anno dopo, nel 2004, i Reqviem incidono presso la sala di registrazione AudioLab di Caselle di Sommacampagna il loro primo singolo intitolato "Il Tuo Splendore". Il gruppo comincia a farsi vedere dal vivo, presentando principalmente musica propria inserendo qua e là cover, solo per citarne alcuni, di Muse, Queens of the stone age, Audioslave,Foo Fighters, Kaiser Chief, Starsailor ecc.

I nostri soldi ... ben spesi!

La Direttiva 60/2000 dell’Unione Europea recita: “..l’acqua non è un prodotto commerciale, bensì un patrimonio che va protetto“.

L’incultura dell’acqua in Italia, porta a consumare 170 litri di acqua imbottigliata per abitante all’anno, contro una media europea di 85 ed una mondiale di 15, equivalenti a 5 miliardi di contenitori plastici che si trasformano in 100.000 tonnellate/anno di rifiuto urbano.

L’acqua imbottigliata, assoggettata a regimi di controlli spesso lacunosi, ha un costo tra 30 e 50 centesimi, cui si sommano i costi di smaltimento del contenitore, mentre 1.000 litri di acqua da acquedotto, più controllata sul piano chimico-batteriologico, non costano più di 1 euro.

Gli italiani dichiarano che alla base di questo paradosso c’è la convinzione che l’acqua imbottigliata sia più sicura ( 51% ), più “buona” (35%), meno “dura” (14% ).

L’acqua non è una merce.”
Ripetetelo allo specchio ogni mattina: vi darà consapevolezza.
I numeri parlano e ci sussurrano dati che non vogliamo ascoltare.
Un miliardo di persone non ha acqua potabile.
Un milione e ottocentomila bambini muoiono ogni anno per malattie causate dall’acqua inquinata.
Dove va l’acqua? Una tazza di caffè richiede 140 litri di acqua, un paio di jeans 11.000 litri, un’automobile 400.000 litri.
E solo il 3% dell’acqua del pianeta è potabile.

In Italia l’acqua è una risorsa finanziaria e, quindi, viene privatizzata.
Un bene primario si è trasformato in azioni, in asset, in profitto.
L’acqua deve restare in mani pubbliche, le nostre mani.

Il caso di Cesano Boscone:





giovedì 15 novembre 2007

Sandri un morto per il calcio

DOBBIAMO SALVARE IL CALCIO DALLO SBANDO TOTALE, TUTTI I TIFOSI UNITI CONTRO LE FORZE DELL'ORDINE CHE ABUSANO DEL LORO POTERE


SOLO E SEMPRE FORZA MAGGGGICA

ciaoooooooooooooooooooo..

pu pu pua..................................
...BASTAAAAAAA....Auguri a Ki?????
Ciaoooooooo



Le montagne sono molto belle................?????



25 NOVEMBRE

AlTerEGo ClUB

pREsEnt's

DanIEL PaScOskY pArTy


lisTa FUJIKO

Ciaooooo

ciao!!!!

cosa vera

lista fujiko al rogo... la babu poco furba...

compleanno niko..

Ciaoooooooooooooo.. oggi è il 15/11/07..
niko! tanti auguri di buon compleanno!
siete tutti invitati sabato 17 novembre a casa di niko!..
fEsTa!
ykughvhfkjgf